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L’incubo: un racconto dell’orrore – “Il Pepoli”

di Simone Aureli, 2 A

Utente RIIC82500N-psc

da Riic82500n-psc

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Il bambino se ne stava inerte e imbronciato in mezzo al soggiorno buio, mentre il padre l’infilava dentro a un cappotto scozzese. Il braccio destro restò impigliato nella manica, ma il padre abbottonò ugualmente il cappotto e spinse il piccolo verso una mano pallida e chiazzata che spuntava dall’uscio semiaperto…

Il piccolo non sapeva di chi fosse quella mano pallida che, forse attraverso un gioco di luci, si stava ingiallendo un po’. Dopo un corridoio lungo e buio, che sembrava dell’antico ‘800, si aprì una grossa porta. Un fascio accecante di luce impedì al piccolo di riconoscere il posto, ma poco dopo si accorse di tutto: si trattava di una stanza dell’ospedale della città, e all’interno c’erano sua mamma e sua sorella. Stavano male, erano entrambe ricoverate.

Lasciando la mano della figura accanto a lui, corse da loro cercando un modo per poter entrare. Da fuori vedeva solo un medico che parlava cautamente a sua sorella, mentre la madre non si era probabilmente ancora svegliata.

Il piccolo si avvicinò alla piccola foratura presente nel vetro della stanza. Grazie al silenzio circostante riuscì a capire in qualche modo il bisbiglio della sorella. Ripeteva continuamente “Non voglio che torni, non voglio che torni stanotte!” Non si capiva a chi si stesse riferendo, ma dal modo in cui ne stava parlando si capiva che era terrorizzata.

A quel punto il medico le chiese di raccontare tutto.

Il bambino però non sentì nulla, perché un uomo molto grosso lo prese da dietro le spalle per portarlo via. Proprio in quel momento, mentre stava scivolando sul pavimento lucente, la figura pallida sparì, sparì nel nulla.

Il piccolo, un po’ scioccato e confuso, cercò di capire chi fosse ad averlo afferrato. Arrivò di fronte ad una porta con su scritto “Sicurezza” e capì che era stato portato via perché lì non ci poteva stare.

Alcuni medici cercarono di tranquillizzare il piccolo, facendogli capire la situazione di sua sorella, che in realtà era più tragica e strana del previsto. Quella notte erano stati costretti a dormire in una stanza sorvegliati dai medici attraverso telecamere a infrarossi per cercare di capire la paura della piccola. Il bambino non capiva perché anche lui fosse costretto a dormire in quella buia stanza, invece di starsene a casa di suo padre.

La notte passò tranquillamente, fin quando la madre non si alzò dal letto. Il piccolo cercò di chiamarla ma la mamma non lo sentì e andò dritta in bagno. Il bambino non si preoccupò, e la seguì, ma quando aprì la porta del bagno, si accorse che la mamma non c’era!

Senza perdere la calma chiamò un medico che lo aiutasse a cercare la mamma, ma non fece in tempo perché il vetro della porta della stanza si crinò. Molto lentamente ma con movimenti spezzati, il letto di sua sorella si stava sollevando e anche lei sembrava facesse lo stesso. Aveva spalancato gli occhi, continuando a ripetere “Aiutatemi! Aiutatemi!”. Il piccolo terrorizzato non sapeva che fare, ma nel mentre vide una foschia, come un’ombra nera avvicinarsi lentamente alla sorella.

Non appena uscì dalla stanza per cercare un medico, si accorse che sua mamma era nel letto. Riuscì ad aprire alcune porte per arrivare alla Sicurezza. Corse da un medico e gli chiese di venire subito nella stanza, ma quando arrivò non poté vedere nulla: la camera era tutta ordinata, la mamma e la sorella dormivano come angioletti. Fortunatamente il piccolo era molto bravo a spiegare e il medico capì tutto.

La mattina seguente il medico spiegò tutto alla famiglia. Disse che la bambina aveva provato una semplice paralisi del sonno. Non appena il medico finì di parlare, la bambina con voce roca aggiunse: “Lo sapevo che tornava, lo sapevo che tornava!”. Erano tutti confusi, compresi i medici. Non capivano a chi si riferisse la piccola. Per vedere meglio cosa succedeva, i medici quella notte sorvegliarono la sorella nella stanza di persona.

Come la scorsa notte la mamma si alzò per andare in bagno, ma diversamente dalla notte precedente, stava cantando un’inquietante canzoncina, che al bambino sembrava di aver già sentito. Improvvisamente il letto si alzò di botto e la bambina cominciò a scivolare. I medici cercarono di svegliarla ma una forte spinta li travolse. Qualcuno afferrò la bambina, che era ormai arrivata al soffitto. Il piccolo intanto prese un secchio d’acqua e glielo rovesciò addosso.

La bambina si svegliò, il suo vestito era graffiato da lunghi arti e respirava a fatica.

La mattina successiva la mamma, la bambina ed il piccolo, a cui comunque era concesso uscire dall’ospedale sotto sorveglianza, andarono a fare compere di piante in una serra. Ma mentre chiedevano al commesso delle piante, il padre di quest’uomo si alzò, un po’ dondolante, e iniziò a parlare di un certo “incubo nero”.

La madre si girò di scatto e lo ascoltò. Il vecchietto stava parlando dello stesso problema della bambina. Disse che questo mostro o presenza oscura, veniva solo quando la vittima dormiva. Tornava ogni notte fin quando non riusciva a prendere l’anima della bambina. Poi aggiunse: “Anch’io ho vissuto questo incubo e sono riuscito a salvarmi”. La madre e il piccolo, curiosi, chiesero come aveva fatto a salvarsi e il vecchietto rispose che qualcuno doveva morire al posto suo. Loro terrorizzate presero le piante e corsero a casa, senza dire nulla ai medici. Un medico era già in casa loro per aspettarli. Disse loro che per combattere il mostro dovevano dormire tutti, così da sconfiggerlo nella sua dimensione.

Quella notte fu un incubo: mentre tutti dormivano, la bambina provò la stessa cosa, ma il mostro stavolta era visibile a tutti, alto, brutto e oscuro; con le sue lunghe braccia afferrò la piccola. A tentare di aiutarla fu proprio il vecchietto che, attirando il mostro a sé, lo colpì con un martello… non funzionò! Perché Il mostro si impossessò del suo corpo e salendo sopra la bambina disse: “Adesso finisco quello che ho cominciato”.

Non fece in tempo a toccarla perché il medico con un coltello da cucina colpì il corpo del vecchietto, che perse la vita per uccidere il mostro. In pochi secondi tornò tutta l’équipe medica, il piccolo che aveva visto la scena rimase a bocca aperta.

In un momento di silenzio il bambino gridò: “Scusate, ma dov’è la mamma?!”.