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Intervista doppia a Madame Trost e alla Prof.ssa Caratozzolo – “Il Pepoli”

dal Social Lab

Utente RIIC82500N-psc

da Riic82500n-psc

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Le nostre inviate speciali del social lab si sono dedicate a questa splendida intervista doppia: Madame Trost e la prof.ssa Caratozzolo.

 

Buon pomeriggio professoresse, e grazie per aver accettato di concederci questa intervista.

Cominciamo subito con una domanda per Madame Trost: come mai ha deciso di studiare l’italiano?

Allora, ho deciso di studiare l’italiano perché mi piacciono tantissimo le lingue e perché ho la famiglia in Italia.

Poniamo lo stesso quesito a lei, professoressa Caratozzolo, come mai ha scelto di studiare il francese?

Ah, bonne question! Ho cominciato durante il periodo del liceo a frequentare l’istituto di cultura francese nel paese in cui vivevo, l’Etiopia. È stata una grande passione per quattro anni seguire questi corsi. Ho preso il mio primo diploma lì. Poi ho continuato all’università e poi è diventata la mia lingua preferita. Speravo di poter diventare di ruolo, essere titolare di una cattedra di francese e non di altre lingue, anche se avrei potuto diventare insegnante di inglese o spagnolo, ma è una passione molto grande per il francese a guidarmi nel fare quello che faccio.

Adesso un quesito per entrambe: avete mai partecipato ad uno scambio culturale?

Madame Trost: io sì, ho fatto uno scambio scolastico quando ero al liceo con una scuola in Umbria, a Perugia. È stata un’esperienza bellissima, per questo sono sicura che l’esperienza che stiamo vivendo sarà indimenticabile per i ragazzi, perché io ancora ora la ricordo.

Prof.ssa Caratozzolo: uno scambio culturale a scuola no, ma siccome ho vissuto all’estero, all’interno di una comunità internazionale, è stato uno scambio culturale diretto nel posto in cui vivevo.

Madame, da piccola le piaceva l’italiano?

Sì, perché trovo l’italiano una lingua molto musicale, molto bella e con una cultura molto interessante.

Professoressa, da piccola le piaceva il francese?

Anche a me, il francese è piaciuto tantissimo quando l’ho scoperto all’età di 14 anni, mi ha sedotta, è una lingua elegante, ha un suono bellissimo, e una cultura che mi appartiene, anche come storia.

Cosa pensa del suo lavoro? Ne è felice?

Ho la fortuna di fare un lavoro che per me è una passione, dunque sono felicissima. La mattina mi sveglio col sorriso perché so che trascorrerò ore veramente felicissime a parlare una lingua che mi piace molto e ad essere con alunni che sono molto gentili e carini.

Lei prof.ssa Caratozzolo? È felice del suo lavoro?

Sì, non è un lavoro che ho scelto, ma sono felice di essere con delle vite giovani, piene di energia, che mi restituiscono tanto, anche se mi prendono e mi stancano tanto e poi perché posso praticare con loro questa lingua che mi appassiona e che appassiona anche loro.

Madame, cosa ne pensa della scuola italiana?

La scuola italiana è una scuola diversa rispetto al sistema scolastico, però è un tipo di scuola che mi piace tanto perché è molto umana.

Professoressa, cosa ne pensa della scuola francese?

Va, vous avez bien (ride), io amo la disciplina, l’ordine, il silenzio, il rigore, e in una scuola francese trovate molto silenzio, molta educazione, molto rispetto delle regole e tutte le cose funzionano in maniera incredibile, almeno per tutte le esperienze che ho avuto negli scambi. Devo dire che vorrei un po’ della scuola francese nella scuola italiana. Forse vorrei una meravigliosa via di mezzo tra tutte e due. La grande umanità della scuola italiana e il grande rigore della scuola francese.

Cosa cambia in un ragazzo dopo lo scambio culturale?

Madame Trost: Allora, cosa cambia? Forse cresce in modo veloce e solo in una settimana impara tantissimo a livello umano e linguistico. Torna trasformato.

Prof.ssa Caratozzolo: Le stesse cose che ha detto la mia collega. È una crescita incredibile soprattutto a 13/14 anni perché incide ad un livello emotivo molto profondo. Si cresce. È un compito di realtà a 360 gradi. È l’occasione di incontrare il mondo e scoprire l’arte dell’incontro con il mondo non è un semplice viaggio turistico. È un’immersione umana, culturale fantastica. Sì cresce in responsabilità, autonomia, e si allargano degli orizzonti a livelli stratosferici. Soprattutto c’è una grande gioia nei cuori delle famiglie, della comunità, degli istituti scolastici. Siamo tutti più felici dopo lo scambio. Stanchi, ma felici.

Madame, un pregio e un difetto della scuola francese:

Un pregio: la disciplina è la cosa più importante.

Un difetto: forse ci sono troppe regole.

Professoressa, un pregio e un difetto della scuola italiana:

Ah ah, un difetto è che è caotica e fa shockare i nostri amici francesi ogni volta che arrivano. C’è poco controllo e rispetto delle regole.

Il pregio è il grande cuore, la grande umanità, la grande creatività e il grande senso di accoglienza e voglia di incontrare l’altro.

 

Grazie per averci dedicato del tempo, ci avete fatto venire voglia di partire (ma dobbiamo ancora aspettare due anni).