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Il bosco del favoloso Calvino – “Il Pepoli”

dalla Redazione

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da Riic82500n-psc

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“Il bosco era rado, quasi distrutto dagli incendi, grigio nei tronchi bruciati, rossiccio negli aghi secchi dei pini. L’uomo armato e l’uomo senz’armi se ne venivano a zig-zag tra gli alberi, scendendo.”

Italo Calvino, Ultimo viene il corvo

I nostri inviati sono andati alle Scuderie del Quirinale, a Roma, per visitare la mostra “Favoloso Calvino”, e hanno appreso molte cose su questo fantastico scrittore: le sue opere, diceva l’autore stesso, nascono dalle immagini che gli giravano per la testa…

Quella che più ci ha colpito è stata l’immagine del bosco, riprodotto da un’opera tridimensionale all’entrata della mostra: la selva oscura in cui si è smarrito Dante, il fitto labirinto in cui Orlando inseguiva Angelica, il bosco in cui si perde il viandante calviniano.

Il luogo eterno dello smarrimento ma anche il luogo in cui iniziano i più grandi viaggi.

Da sempre il bosco è stato per gli uomini motivo di suggestioni letterarie e, prima ancora, elemento essenziale nella storia dello sviluppo umano. Per secoli l’uomo lo ha guardato come elemento negativo e ha lottato contro di esso: nel suo essere così profondamente impenetrabile, il bosco rappresentava la natura selvaggia e ostile all’uomo. I primi uomini cercarono così di ricavare dai boschi degli spazi utili alle loro attività: pascoli, terre da arare e coltivare, appezzamenti su cui costruire. Il bosco, fin dall’inizio, antitesi della società.

«Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai per una selva oscura,

ché la diritta via era smarrita.

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura

esta selva selvaggia e aspra e forte,

che nel pensier rinova la paura.

Tant’è amara, che poco è più morte.»

Dante (Inferno, Canto I)

 

Il bosco antitesi della società anche quando l’ottica si è capovolta e l’uomo ha iniziato a riconsiderare quello spazio oscuro e misterioso nel suo valore positivo: quando la società, costata tanti sforzi e tanti secoli, degenera, decade per mala amministrazione, l’uomo guarda al bosco come unica via di scampo e riscatto. Così nascono leggende di eroi fuorilegge che escono dai boschi per combattere le ingiustizie, come l’imperituro Robin Hood e i suoi successori letterari.

«Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto.»

Henry David Thoreau, Walden ovvero Vita nei boschi

E il nostro Calvino, su quale simbologia si è focalizzato? Sul bosco origine di storie classiche o strambe, reali o inverosimili, illustri o mai sentite, tutte certamente incrociate in quel folto intreccio di rami che fa da sfondo alle narrazioni dell’autore favoloso.