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Diario di bordo da Bordeaux, II puntata – “Il Pepoli”

di Simone Banchelli, 3 A

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…Continua dall’uscita precedente

A mezzogiorno, finite le lezioni, siamo andati a mensa e pure lì ci siamo trovati in una situazione bellissima: ognuno doveva prendere il vassoio e, mano mano che si andava avanti, c’era una grande varietà di cibo; le cuoche lo mettevano nel piatto, dopodiché si poteva andare a sedere sui tavoli (ce ne erano in grandi quantità e pure in ottime condizioni). Il cibo era molto buono: quel giorno c’erano salsicce e patatine fritte, incluso il dolce che viene servito ogni giorno e quel giorno ci siamo beccati il budino.

ImmagineFinito di mangiare di solito si continuano le lezioni, però quel giorno noi non avevamo altre materie e siamo rimasti nel cortile a giocare a ping pong con altri ragazzi molto simpatici. Finita scuola io e i miei compagni siamo andati a casa con l’autobus, ma dovevano ancora succedere un sacco di cose: la sera siamo andati andati ad un concerto e poi al ristorante, che non mi è piaciuto tanto (magari questo è dovuto anche ai miei gusti, però il cibo complessivamente era buono. Non come in Italia, ma era buono).

Il week-end lo avremmo passato in famiglia. Il programma era fare quello che prevedevano le famiglie: per esempio io sono andato con Leonardo nelle basi sottomarine della Seconda guerra mondiale, e poi lui è venuto a cena da me. Abbiamo fatto una cena strana che però dicono sia tipica in Francia: consiste nel collocare in mezzo alla tavola una specie di brace elettrica, e poi metterci sopra gli ingredienti crudi per cuocerli direttamente a tavola. E’ stato molto bello e soprattutto buono! Quella sera ero stanchissimo e sono andato a dormire subito dopo cena.

Il giorno dopo, nel pomeriggio, sono andato insieme ad Emma e Simone in un bar in cui c’era un’abitudine particolare: prima si prendeva qualcosa da mangiare, e poi i camerieri portavano un gioco da tavolo adatto ai clienti. Quando ci hanno portato il gioco, sono rimasto sorpreso da questo bar perché non ci faceva giocare a giochi semplici o comuni, ma a giochi che io non avevo mai visto e neanche i corrispondenti ci avevano mai giocato.

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Passato il week-end, il lunedì ci aspettava un’altra fantastica esperienza: infatti non siamo andati a scuola, ma siamo andati a visitare la città di Arcachon.

Per cominciare siamo arrivati in un porto in cui chi voleva poteva assaggiare le ostriche: io lo ho fatto e personalmente me ne sono pentito… Poi abbiamo continuato a vedere la città e dopo il pranzo al sacco, che lo abbiamo consumato in un parco molto spazioso, siamo andati a vedere le case degli scrittori dell’epoca.

Il pomeriggio siamo usciti dalla città per andare alla Dune de Pilat. Immagine

Appena arrivati non ci sembrava granché: inizialmente stavamo sotto alla duna, non si vedeva molto; in più lì vicino c’erano delle casette che non abbiamo potuto visitare. Poi ci siamo avvicinati di più: c’era una montagna di sabbia davanti a noi, l’abbiamo scalata tutta! All’inizio sembrava facile, ma poi si è rivelata un’impresa molto faticosa. Dopo essere saliti in cima, però, i nostri occhi hanno visto qualcosa che non avevano mai visto: un’enorme distesa di sabbia affacciata sul mare caratterizza da diversi fossi che rendeva tutto ciò di un’armonia unica. Tutti noi insieme ai ragazzi francesi ci siamo rotolati e abbiamo corso per la duna: era tanto bello quanto difficile, perché ogni volta dovevamo risalire per poi riscendere (farlo una volta sola non bastava!). Esattamente affacciata dall’altra parte, poi, c’era una discesa ripidissima e se si osava farla poi alla fine della discesa c’era un burrone altissimo con cespugli spinosi. Se ci si cadeva si poteva morire, o comunque farsi molto male, ma per fortuna non è successo niente a nessuno. Un po’ di sfortuna, invece, ha fatto sì che ad un certo punto abbia cominciato a piovere e siamo dovuti tornare a casa.

La sera poi abbiamo avuto una festa con i francesi che è stata molto bella. A parte il cibo, era tutto favoloso: c’era un sacco di gente, c’era la musica e alcuni hanno ballato e cantato; poi finita la festa siamo tornati a casa.