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C’è ancora domani – “Il Pepoli”

di Emma Duranti, Social Lab

Utente RIIC82500N-psc

da Riic82500n-psc

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Martedì siamo stati al cinema ed abbiamo visto il film di Paola Cortellesi, che mi ha spinta a riflettere su alcune cose…

Martedì 28 novembre tutte le classi terze del nostro istituto si sono recate al cinema a Fiano Romano a bordo dei pulmini scolastici. Giungere a destinazione non è stato facile, ci sono stati infatti degli imprevisti, uno dei quattro pulmini ha bucato quindi ci siamo dovuti fermare. Siamo arrivati verso le 10:30 e ci siamo catapultati nella sala tre, sita al primo piano del centro commerciale. Abbiamo preso posto e il film è cominciato subito. Sorprendentemente la pellicola è in bianco e nero, per calarsi meglio nell’atmosfera che racconta. Siamo nell’Italia del secondo dopoguerra, la protagonista, interpretata da Paola Cortellesi che è anche la regista del film, vive in un seminterrato con il marito, un uomo molto violento, la figlia maggiore che si prende cura dei due fratellini, ed il nonno, un anziano che passa la maggior parte del tempo a letto a dare ordini e lamentarsi.

Delia, fa diversi lavori per portare i soldi a casa, soldi che puntualmente il marito le “sequestra” ogni sera perché è lui l’uomo di casa. Ci sono figure maschili positive che incontriamo nel corso della storia: un soldato americano che si offrirà di aiutare Delia in ogni modo, e il suo primo amore, un meccanico che ha il forte rimpianto di averla lasciata andare tanti anni prima. Ivano, suo marito, la picchia più e più volte e lei tende sempre a giustificarlo dicendo “è tanto nervoso, ha fatto due guerre”, quasi a volersi convincere che quella violenza sia tutta imputabile al contesto storico e non alla natura di quell’uomo malvagio.

Tutto si sviluppa intorno ad una lettera che Delia riceve e che tutti gli spettatori sono portati a credere sia una lettera d’amore da parte del suo ex fidanzato.

***attenzione spoiler***: si tratta invece della scheda elettorale. Nel 1946 le donne saranno chiamate a votare per la prima volta, facendo sentire la loro voce.

Questo mi ha spinta a svolgere una ricerca, e la condivido qui con voi:

La parola suffragette indica tutte le donne che hanno lottato per il suffragio universale poiché ad esse era vietato recarsi alle urne per votare. Nella Francia del 1800 le donne rivendicavano un ruolo all’interno della società, ispirandosi ai principi della Rivoluzione Francese.

Volevano avere gli stessi diritti degli uomini.

Nella seconda metà dell’Ottocento sono nati nel Regno Unito i primi movimenti femminili che esigevano il diritto di voto.

Le suffragette sono donne di grande coraggio, che riescono con il loro esempio a cambiare la società. Sono famose Emmeline Pankhurst, Emily Davison e tante altre.

Le loro idee si sono diffuse in tutto il mondo innescando un dibattito nell’opinione pubblica e portando ad un cambiamento di mentalità.

Tra i primi Paesi ad aver concesso il diritto di voto alle donne c’è la Nuova Zelanda, nel 1893.

In Italia si è arrivati a questo traguardo solo dopo la seconda guerra mondiale, nel 1946.